In questo racconto di tracce e passi perduti, di gesti antichi dimenticati, l’autore cerca ora di gettare nuova luce sul suo e sul nostro presente, che non potrebbe essere tale senza quelle radici esistenziali che hanno formato il bambino di allora e che alimentano di significato l’uomo adulto di oggi. Ferruccio Giaccherini ricompone frammenti, incolla tarsie variegate di un mosaico personale e collettivo. Un humus prezioso il suo, inalienabile, che ha scelto il verso poetico per esprimersi e che ora, grazie all’incisiva traduzione di Celestino Vezzi, declinato con la musicalità ancestrale della lingua degli avi, ha trovato il suo senso intimo piu’ profondo, la sua verità.
… Tutto quello che ricordo di ieri / mi sembrava a quel tempo / un rosario di piccole cose, / di gesti consueti di una vita normale. / Oggi solo mi appare ogni cosa / illuminata da una luce diversa, / una malta che teneva le pietre / dei giorni e degli anni / ben salde alla loro ragione / di essere storia, amore, speranza.
Raffaella Cargnelutti